Il brigante e la scultura

Ai tempi dell’arrivo di Ponzo nelle grotte del Semola, la valle era battuta da un brigante slavo illirico, il cui nome era Rodin Hud (hud in sloveno significa cattivo). Costui non era cattivo davvero, perché rubava ai ricchi per donare ai poveri. Oddio, per essere più precisi, alle povere, nel senso che provvedeva al mantenimento di varie meretrici, sparse sul territorio che da Tortona arriva al Brallo. Di base egli stava su un terrazzamento sotto il Guardamonte, che da allora venne chiamato l’Osservatorio, perché da lì poteva controllare tutt’attorno.

L’osservatorio oggi è occupato da un osservatorio, fondato da Fra Bizio

Fu infatti un suo compare ad avvertirlo che c’era uno strano movimento, laddove si trovavano le grotte del Semola. Quando vi giunse, le donne e gli uomini del villaggio se n’erano appena andati e Ponzo aveva ripresa l’attività ripetutamente interrotta dalle visite dei paesani.
Rodin Hud lo colse proprio mentre evacuava, nella sua tipica posizione (accosciato e con un gomito appoggiato al ginocchio, il pugno sotto al mento), mentre si godeva lo svuotamento e riandava col pensiero alle strane vicende appena trascorse, meditando su come trarne vantaggio. Cosa che poi fece, come si sa.

Ritratto presunto di Rodin Hud, triste nel giorno in cui andò in pensione e depose le armi.

Rodin Hud fu colpito da tale dignitosa e assorta posa, per cui tirò dritto e scese al villaggio, dove venne a conoscenza degli avvenimenti del pomeriggio nella locale locanda, già allora gestita da tale Antonella Mole (che non dimostra più di cento anni, mentre qualche secolo ce l’ha), per cui le venne dato il nome di Mole Antonelliana (poi ripreso per indicare strutture evidentemente falliche, in onore di San Ponzo). “L’è un santo, un filosofo, un eremita, uno dei Sette Saggi”, già cominciavano a strologare i villani. Rodin, non sicuro di avere fatto lo stesso incontro, tracciò, con un carbone su un pezzo di carta-paglia che faceva da tovaglia (ma anche da conta-punti a canasta, gioco del quale i valligiani erano fanatici, e da carta igienica, una volta che si era unta per benino) la figura che gli era apparsa ranicchiata nel bosco, in atteggiamento presunto di meditazione (e infatti meditava, ma cagava pure). “L’è lü!” gridarono tutti.
Sta di fatto che quel pezzaccio di carta rimase appeso all’osteria, quasi adorato come il santo che rappresentava.
Secoli dopo l’armata napoleonica creò la Repubblica Cisalpina e il maresciallo Merdot, di stanza a Voghera, passando dalla locanda, fu incuriosito dal disegno e, come d’uso nell’esercito napoleonico, se lo prese e portò a Parigi.
Qui il disegno fu visto più avanti dal celeberrimo scultore Rodin, che, osservando la firma, omonima alla sua, disse “Ma questo quando cazzo l’ho disegnato? Be’, mica male, quasi quasi ci faccio una scultura”.
Ed è così che, grazie a San Ponzo, abbiamo un capolavoro: Il Pensatore, di Auguste Rodin.

Auguste Rodin