La Sanponzese Fottball Socciation

A pochi è noto che San Ponzo inventò un giuoco con la palla. In verità se ne usavano due insieme, di toro varzese. Solo secoli dopo gli Inglesi, che sono un po’ lenti e con due palle si confondevano, ne eliminarono una, però ripresero il nome del giuoco, che era in origine fottball, inquantoché vinceva chi riusciva a fregare le palle agli altri. Si giocava in 11 e la prima formazione, campione della Val Staffora, era formata da:
Manidifata; Gambarotta, Stoppaschiena, Bunker, Settacchiappo; Mappisolo, Vadolì, Vadolà; Bevolavigna, Tinfilo, Strinareti.
Manidifata era il portiere, punto debole della squadra, anche perché era sempre ben vestito e pettinato e non voleva sporcarsi o sgualcire la giacca.
Vadolì e Vadolà erano due oriundi, virtuosi.
Bevolavigna era velocissimo e slalomeggiava tra i difensori avversari (favorito da un tasso alcolico da far volare uno Zeppelin), avanti e indietro lungo la fascia. Era imprendibile, ma a nessuno fregava ‘na zeta di prenderlo, perché non aveva capito che doveva portare con sé la palla.
Più tardi entreremo più nei dettagli del giuoco, spiegandone le regole originarie, poi un po’ mutate dagli Inglesi. Esisteva già il fallo (detto così perché si faceva da dietro), seguito dalla punizione e anche dal penalty (anglicismo per punizione di fallo esageratamente violento), nonché la rimessa laterale (specialità di Bevolavigna) e altro.